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Saggio breve sulla libertà

Argomento: L’aspirazione alla libertà nella tradizione e nell'immaginario artistico-letterario. 

La libertà, mera illusione dell’uomo o vera realtà etica, ha sempre affascinato l’uomo che le ha dedicato molta importanza nelle raffigurazioni artistiche e composizioni letterarie. Nonostante alcuni filosofi siano giunti addirittura a negarne l’esistenza, come Hume, l’uomo si è sempre considerato libero e partendo da tale presupposto si è sempre mosso.

Il processo di come si sia giunti a postularne l’esistenza è molto complesso ma sicuramente si può dar una rilevante importanza alla religione. L’esistenza di un dio in grado di punire le azioni dell’uomo se malvagie e di premiarle se benevole ha in qualche modo indotto la credenza in un’autonoma scelta dell’uomo poiché diversamente l’intervento divino non sarebbe stato spiegabile. Partendo dalla supposta libertà però l’uomo ha sempre voluto cercare un’effettiva conferma della sua esistenza o un principio legittimante. La ricerca però non può che essere infruttuosa. Una prova a testimonianza della reale esistenza di questo valore non può essere trovata. Un esempio di come ci si sia arresi di fronte a questa ardua impresa è quello della figura di Kant. Il filosofo tedesco, conscio di quanto potesse essere difficile affermare con certezza l’esistenza della libertà, si mosse in modo da poter superare questo ostacolo. La libertà è infatti uno dei tre postulati, proposizioni riconosciute come vere senza però essere dimostrabili.

La mente umana però non incontra solo l’ostacolo di non poter dimostrare che questa esista effettivamente ma riflette anche su quanto l’agire umano possa contrastare quello che comunemente viene chiamato destino. Ciò fu analizzato da Machiavelli tra i tanti nella sua più illustre opera “Il principe”. Parlando perciò di come si debba comportare un buon condottiero che aspira a conquistare nuovi territori, egli esorta costui ad agire sfruttando le situazioni a lui propizie ma soprattutto approfittando delle proprie virtù. Machiavelli sembra però quasi delineare una certa importanza se non preponderanza della sorte sull’agire umano, arrecando come esempio quello del Valentino, Cesare Borgia, che aspirando a un’Italia unita si era mosso come meglio si confaceva al suo obiettivo. Egli, sebbene avesse tutte le caratteristiche necessarie per ottenere un successo, aveva la sorte avversa e fu dunque sconfitto. Sembra, in conclusione, che l’uomo possa far poco se la “dea bendata” non è a suo favore.

Si può parlare di questo valore anche in relazione ad una collettività. La libertà viene in questo senso intesa come in opposizione alla schiavitù, alla dominazione e all’oppressione. Anche in questo caso non mancano esempi di autori che la rivendichino. Un esempio che ci tocca da vicino è quello del nostro paese. Sempre Machiavelli, quasi anticipando di molti secoli lo spirito romantico e nazionalista, si fa portavoce di un malessere dovuto alla frammentazione in vari regni e sotto varie dominazioni del territorio italiano. L’Italia nel XVI secolo, infatti, era dominata da diverse forze straniere e frammentata in molteplici stati senza che riuscisse a destarsi effettivamente da questa situazione di sottomissione. Con il principe dunque egli imputa agli italiani la troppa passività e l’illusoria speranza di poter confidare in un intervento di liberazione da parte di una forza straniera che nessun interesse avrebbe nell’effettivo a compiere una tale gesta. Così egli affronta la vicenda italiana più nel dettaglio nel capitolo XXVI della sua opera arrecando esempi di altre liberazioni di popoli sottomessi, ma la sua eco andrà dispersa.

Si dovrà aspettare, per una vera e propria riunificazione, l’Ottocento. Durante questo secolo la tematica della libertà di un popolo sarà più volte ripresa da poeti e scrittori romantici che vivono in un’epoca che vede la nascita, per altro, di nuove entità nazionali quali quella italiana e quella tedesca. Così Manzoni, in epoca prerisorgimentale, scrive l’ode “Marzo 1821” in occasione di alcuni tentativi insurrezionali avvenuti proprio in quella data. Egli, soffermandosi, come gli è tipico, non sulle grandi figure della storia ma sulle masse popolari, più particolarmente quelle risiedenti nel lombardo veneto, descrive la loro condizione di dominazione austriaca. In più egli attacca profondamente quest’ultima colpevole di aver tradito il proprio giuramento di liberazione del popolo italiano alla caduta di Napoleone. E’ proprio la letteratura una delle fonti principali da cui scaturisce questo spirito di riunificazione.

La libertà nazionale è una tematica molto ricorrente ma, sempre in periodo ottocentesco, vi furono ulteriori battaglie per la conquista di una libertà in altri campi. A livello socio-politico ci furono delle opere che vollero testimoniare questi sforzi. Ad esempio il pittore francese Eugène Delacroix dipinse “La libertà guida il popolo, 28 luglio 1830” che raffigura la rivolta nata a seguito di alcune restrizioni a libertà, in precedenza acquisite dal popolo francese, da parte del re Carlo X. Conseguenza di tali preclusioni fu un grande tumulto che coinvolse sullo stesso fronte diverse classi sociali, raffigurate nel dipinto dai diversi abiti che pochi personaggi in primo piano indossano, guidate dalla libertà personificata come donna che esalta i valori nazionali sventolando la bandiera francese e che incita il popolo a seguirla. Come Delacroix rappresenta nel suo dipinto la libertà guida i popoli. Ne viene riconosciuta l’importanza da molti soggetti, diversi per condizione sociale. E’ lei stessa l’obiettivo che incentiva gli uomini, qualsiasi sia il loro ceto, a muoversi per conquistarla.

La sua conquista però è spesso legata all’uso della violenza, allo scoppio di guerre, conflitti, tumulti o agitazioni di vario genere. Nella storia molti episodi sono testimoni di ciò. E’ il caso della vicenda narrata da Omero nell’ “Iliade” i cui confini storici sfociano nel mito. Guardando, infatti, al fronte degli assediati, i troiani, Omero riporta il dialogo tra Ettore e Andromaca in cui il primo si ripromette di combattere strenuamente per difendere la propria patria e la propria famiglia. Una delle rare eccezioni di quella che sembra essere una prassi della storia è una conquista non violenta. Spicca perciò il discorso “I have a dream” di Martin Luther King, figura rappresentativa dell’emancipazione della razza nera. Egli rivendica la propria libertà e i propri diritti, come quelli di tutta la sua gente, predicando il non odio nei confronti di coloro, i bianchi, che l’avevano sempre negata. E’ una delle poche testimonianze di una rivendicazione dai modi alternativi.

In ogni caso, qualsiasi sia la sua origine, nonostante non esista niente che ne possa confermare l’esistenza su un piano etico, difesa a livello collettivo con la violenza o meno, la libertà resta sempre tra i valori che l’uomo esalta e desidera maggiormente.

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