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Saggio breve sulla responsabilità della scienza e della tecnologia

Questo saggio breve è stato proposto alla prima prova della maturità del 2012

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Non possiamo dire con certezza da quando l'uomo ha smesso di fidarsi ciecamente del sapere scientifico. Nell'Ottocento, periodo storico in cui regnava indiscusso il positivismo, gli intellettuali ritenevano che tutti i fenomeni del mondo, le cause che portavano alla formazione di questi e la risoluzione dei problemi che affliggevano l'umanità fossero da ricercare in ciò che la scienza offriva.

E' probabile che l'uomo abbia smesso di affidarsi unicamente all'ambito scientifico l'8 Agosto 1945, la triste data in cui la città di Hiroshima fu distrutta dalla bomba atomica. Leonardo Sciascia nella   sua opera “La scomparsa di Majorana” (Einaudi, Torino 1975) tratta la scomparsa di Ettore Majorana e la scoperta della scissione del nucleo di uranio, avvenuta nel 1934 grazie agli studi di Fermi.

Né Fermi né altri fisici si accorsero però di quali conseguenze avrebbe avuto la loro scoperta e, in un primo momento, non presero sul serio ciò che avevano scoperto. Segrè la definisce “cecità”, una cecità considerata provvidenziale, poiché è grazie a questa che Mussolini ed Hitler non ebbero a disposizione la bomba atomica. Tuttavia gli abitanti di Hiroshima e Nagasaki non sarebbero stati dello stesso parere e sicuramente non avrebbero considerato provvidenziale la cecità dei fisici, o sensazionale la scoperta della scissione dell'uranio.

In realtà dopo pochi anni dalla scoperta di Enrico Fermi, molti scienziati atomici compresero le potenzialità della scissione e soprattutto capirono a cosa sarebbero andati incontro utilizzando l'uranio per realizzare un'arma. Nonostante questo, non furono capaci di fermarsi, spinti dall'orgoglio di portare a compimento la loro idea e le loro scoperte, senza pensare alle sofferenze che l'umanità avrebbe potuto, e sfortunatamente è accaduto, patire.

Gli scienziati erano consapevoli di ciò che stavano creando e lo erano allo stesso modo durante gli studi per un'arma ancora più letale, la bomba a idrogeno, che testarono senza fare accurate previsioni riguardo le conseguenze che l'esperimento avrebbe avuto sull'ecosistema.

Come spiega Primo Levi in “Covare il cobra” (11 Settembre 1986, in Opere II, Einaudi, Torino 1997), tutte le facoltà scientifiche dovrebbero innanzitutto spiegare che ciò che ogni uomo, ogni scienziato farà, avrà degli effetti sulla Terra e sull'umanità, che potranno essere utili, neutri o nocivi. Nei limiti di decisione propri di ogni individuo, il singolo potrà e dovrà scegliere cosa è meglio, non per se stesso o per il suo interesse economico, ma per i suoi simili e per i suoi posteri.

Pietro Greco in “Sua maestà la tecnologia. Chi ha paura della scienza?” (“L'Unità”, 7 Luglio 2001) ricorda che grazie al sapere scientifico, se utilizzato in modo appropriato, possiamo costruire un futuro desiderabile. Per ottenere ciò è indispensabile che la scienza e la sua applicazione non siano legate all'ambito economico, poiché il denaro spinge a non vedere, o meglio a non voler comprendere, gli aspetti negativi delle proprie scelte.

La ricerca scientifica non dovrebbe mai essere manipolata da niente e da nessuno, ma libera da ogni vincolo ed interesse, come ricorda Margherita Hack, intervistata da Alessandra Carletti (Roma Tre News, n. 3/2007). Il fine ultimo della scienza è quello di rivolgersi al bene nel mondo ed aumentarlo, l'ambito scientifico deve portare progresso e vantaggio, piuttosto che regresso e svantaggio.

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