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chiesto Ott 21, 2015 in Italiano da Raffaella Benincasa (150 punti) | 6,490 visite

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In Giacomo Leopardi, la natura segue il percorso del pensiero filosofico dell’autore, fondato sulla teoria del piacere e della felicità. Tre sono i periodi, o fasi, che caratterizzano il suo pensiero: il pessimismo storico, il pessimismo cosmico e il pessimismo agonistico.

Nel primo periodo Leopardi riflette sulle cause dell'infelicità umana, esponendo la propria "teoria del piacere": l'uomo per sua natura aspira ad un piacere illimitato e totale per durata ed estensione, ma questo può soltanto soddisfare di piacere limitato. Conseguenza di ciò è la nascita di un senso di perenne insoddisfazione e infelicità, che causa un vuoto incolmabile nell'anima.
L'umanità, secondo la concezione leopardiana, originariamente viveva in uno stato di grazia a contatto con la natura: tale stato di grazia era dovuto alle illusioni, procurate all'uomo dalla natura, la quale infatti, in questo periodo, è vista da Leopardi come una madre benigna.
La crescita della civiltà, lo sviluppo della razionalità e il progresso hanno man mano distrutto le illusioni, sottraendo l'uomo alla serena comunione con la natura e rivelando il vero volto delle cose, cioè che tutto è destinato a perire.
Leopardi contrappone la crisi del presente allo splendore del passato, l'antitesi antico-moderno (natura-ragione) si risolve a favore del passato, dove gli uomini, privi della percezione del "vero", potevano liberamente sognare e nutrirsi di grandi ideali, mentre nel mondo moderno la capacità di sognare viene soffocata dalla ragione.

Nel secondo periodo, tale concezione della natura come madre benigna entrò in crisi. Al punto che Leopardi arrivò ad attribuire alla natura la piena responsabilità del male: essa veniva ora vista come una forza meccanica distruttrice. L'infelicità ora non è più solo l'impossibilità di raggiungere il piacere, ma è connaturata a ogni aspetto dell'esistenza dell'uomo. A differenza degli altri organismi viventi, l'uomo possiede la consapevolezza di sé, che gli rivela la sua condizione di creatura nata per la sofferenza e per la morte. Viene dunque capovolta l'antitesi natura-ragione, infatti è ora la ragione a rendere l'uomo pienamente consapevole del proprio stato esistenziale.

L'atteggiamento dell'ultimo Leopardi è stato definito "pessimismo agonistico", consiste in un'atteggiamento disincantato e al tempo stesso combattivo. Egli infatti invita gli uomini a un comportamento caratterizzato dalla fermezza intellettuale e dalla volontà di far fronte alla sofferenza che la natura nemica ha assegnato all'intera umanità.
risposto Ott 23, 2015 da Valerio (1,230 punti)
selezionata Nov 6, 2015 da Valerio

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